Secondo il report intitolato "Infodemics and health misinformation: a systematic review of reviews" e pubblicato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) oltre la metà dei post a tema vaccini circolanti sui social network sarebbe veicolo e frutto di disinformazione online. Per la precisione tale percentuale si assesterebbe sui 51 punti.
Per produrre tali conclusioni sono stati analizzati oltre una trentina di studi dedicati all’argomento, comprese quattro ricerche che hanno voluto misurare l’ampiezza del fenomeno su piattaforme molto utilizzate in tutto il mondo come Instagram, Facebook e Twitter. Quella dei vaccini non sarebbe però l’unica tematica sanitaria caratterizzata dal proliferare delle fake news.
Solo per citare alcuni risultati, ben il 60% delle condivisioni correlate all’emergenza pandemica conterrebbero informazioni errate, la situazione sembrerebbe migliorare invece quando si parla nello specifico di COVID-19 con una percentuale di poco al di sotto dei 30 punti. Stesso discorso per YouTube, dove i video dedicati alla malattie infettive conterrebbero informazioni errate tra il 20 e il 30% dei casi.
Ma quali sono gli effetti della disinformazione sul social media? A questo proposito l’OMS parlerebbe di un minore accesso alle cure per scelta volontaria degli utenti, della diffusione di paure spesso totalmente ingiustificate, dell’utilizzo di terapie che non hanno alcun fondamento scientifico nonché della polarizzazione delle opinioni personali.
Nonostante i problemi dovuti alla circolazione delle fake news i social network si sarebbero comunque dimostrati degli strumenti utili anche per la diffusione delle informazioni corrette, da questo punto di vista avrebbe un ruolo fondamentale la scelta delle fonti perché anche su queste piattaforme operano divulgatori e organizzazioni affidabili.