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Revenge Porn: cos’è e come difendersi dalla diffusione non autorizzata di immagini e video intimi

Il revenge porn è una pratica sempre più diffusa nell’era digitale, non solo tra i giovani, e consiste nella diffusione di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso della persona ritratta, solitamente ad opera dell’ex-partner.

Il revenge porn rappresenta una forma di violenza sessuale e può avere effetti devastanti per le vittime non solo a livello emotivo/psicologico ma anche sociale, in quanto potrebbe comportare conseguenze molto "pesanti" come la perdita del lavoro, l’essere vittima di bullismo e l’isolamento sociale.

Revenge porn: in cosa consiste?

Con il termine revenge porn si identifica la diffusione di immagini o video di natura sessuale di una persona senza il suo consenso. Spesso, queste immagini vengono condivise mediante applicazioni di messaggistica, sui social network o su siti web dedicati, e vengono utilizzate come forma di vendetta contro l’ex partner o contro qualcuno con cui si è avuto un rapporto sessuale (l termine revenge in inglese rignifica appunto "vendetta o rivincita").

Il revenge porn non è solo un atto estremamente grave e violento nei confronti della vittima ma è anche un reato e come tale punibile a norma di legge. 

Chi sono le vittime di revenge porn?

Le vittime di revenge porn possono essere persone di qualsiasi età, genere, orientamento sessuale o livello socio-economico. Tuttavia, le donne sono spesso più a rischio di subire revenge porn rispetto agli uomini. Secondo uno studio del 2016 dal titolo "Non-Consensual Image Sharing" condotto dal centro di ricerca Data & Society, il 90% delle vittime di revenge porn sono donne e il 49% di loro avrebbe subito minacce di violenza fisica o sessuale come conseguenza della diffusione di suddetto materiale.

Revenge porn, sexting e sextortion: facciamo chiarezza

Quando si parla di revenge porn non bisogna fare confusione con altri fenomeni, per certi versi simili, come il sexting e la sextortion.

  • Sexting: il termine "sexting" si riferisce all’atto di condividere proprie foto o video sessualmente espliciti attraverso dispositivi elettronici come smartphone, computer o tablet. Il sexting è una pratica diffusa soprattutto tra i ragazzi che, inconsapevoli delle conseguenze dei loro gesti, si scambiano contenuti intimi in chat con amici e conoscenti.
  • Sextortion: il termine "sextortion" è una parola composta tra "sex" e "extortion" (estorsione). Si riferisce a un tipo di estorsione in cui un aggressore minaccia di diffondere materiale sessualmente esplicito di una vittima a meno che questa non soddisfi le richieste dell’aggressore, che possono includere denaro, ulteriore materiale sessualmente esplicito o compiere azioni che la vittima non vuole fare.

Il revenge porn è diverso dal sexting, in quanto quest’ultimo avviene con il consenso dell’interessato. Tuttavia, il sexting può portare al revenge porn se le immagini vengono in seguito ulteriormente condivise (ad esempio al di fuori delle chat private a cui erano destinate) senza il consenso delle persone coinvolte.
Differentemente dalla sextortion, il revenge porn non prevede il ricatto, in quanto la condivisione di immagini intime avviene al solo fine di "vendicarsi" dell’ex-partner.

Comportamenti da evitare per non cadere vittima del revenge porn

Per evitare di diventare vittime di revenge porn, è importante seguire alcuni semplici comportamenti:

Evitare foto e video di nudo

Evitare di girare video o scattare foto di nudo può sembrare ovvio, ma è importante ricordare che anche le immagini apparentemente innocue o scherzose possono essere utilizzate per il revenge porn. Ad esempio una foto in costume da bagno o in biancheria intima, scattata senza alcuna malizia, potrebbe essere utilizzata per sottintendere ad atteggiamenti sessuali aggiungendo all’immagine commenti e informazioni di natura intima.

Non condividere con nessuno foto/video potenzialmente compromettenti

Anche se si è in una relazione di fiducia, è importante evitare di condividere foto o video intimi con il proprio partner. In caso di rottura del rapporto, infatti, il partner potrebbe diffondere queste immagini allo scopo di "vendicarsi" per la fine della relazione.

Proteggere i propri dispositivi

Proteggere i propri dispositivi è essenziale per prevenire il furto o la perdita di dati sensibili tra cui, appunto, eventuali foto o video di natura intima eventualmente archiviati nel proprio dispositivo. È importante mantenere aggiornati i propri dispositivi, utilizzare password complesse e aggiornarle regolarmente, evitare di connettersi a reti Wi-Fi pubbliche non sicure e utilizzare software antivirus e anti-intrusione.
Il furto di immagini intime mediante la violazione dello smartphone, infatti, è qualcosa che capita piuttosto di frequente, come dimostrano alcuni casi saliti agli onori della cronaca che hanno riguardato alcune celebrità sia italiane che internazionali.

Cosa prevede la legge in Italia in caso di revenge porn

Il revenge porn è reato. Condividere senza consenso foto e video intimi di altre persone non può essere considerato uno scherzo o una "ragazzata". Si tratta di un atto gravissimo che come tale viene riconosciuto e sanzionato dalla legge.

In Italia, infatti, l’art. 612-ter del Codice Penale stabilisce che chiunque diffonde immagini o video di natura sessuale senza il consenso della persona ritratta è colpevole di questo reato ed è punibile con la reclusione fino a quattro anni. E’ importante sottolineare che la legge si applica anche alle immagini che sono state inizialmente ottenute con il consenso della persona ritratta (come accade, ad esempio, nel sexting) ma sono state poi utilizzate in modo illecito.

L’articolo è stato introdotto nell’ordinamento giuridico italiano nel 2019, con l’approvazione della legge n. 69 del 19 giugno 2019, nota come "Decreto Sicurezza Bis". La legge ha modificato il Codice Penale italiano, aggiungendo l’articolo 612-ter per sanzionare appositamente il reato di revenge porn.

Questo il testo dell’articolo:

Chiunque, mediante la diffusione di immagini o video di natura sessuale, rese conoscibili al pubblico o ad un singolo individuo, arreca nocumento alla reputazione o al decoro della persona rappresentata, ovvero la sottopone ad un concreto rischio di tale nocumento, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

La stessa pena si applica anche al colui che, mediante la minaccia di commettere il reato di cui al primo comma, costringe taluno a compiere o a subire atti sessuali.

La pena è aumentata se il fatto è commesso in danno di minore di anni diciotto ovvero di persona particolarmente vulnerabile per la propria età, ovvero per stato di gravidanza, di malattia o di inferiorità psichica o fisica.

Come difendersi: cosa fare se si è vittime di revenge porn

Se si è vittime di revenge porn, è importante agire prontamente per proteggere la propria privacy, la propria immagine ed il proprio benessere emotivo. Di seguito un elenco dei passi che si possono seguire:

Raccogliere prove

È importante raccogliere prove della diffusione delle immagini, come screenshot di siti web o chat in cui le immagini sono state condivise. Queste prove possono essere utili per richiedere la rimozione delle immagini, sporgere denuncia e per fare causa all’autore della diffusione non autorizzata.

Contattare le autorità

Il revenge porn è un reato penale in molti Paesi (tra cui, come abbiamo già visto, l’Italia) e le vittime possono denunciare la diffusione delle immagini alle autorità competenti. È possibile rivolgersi ad un commissariato di polizia o dei carabinieri oppure alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, una divisione della PS che si occupa specificatamente di reati informatici e di cyberbullismo. È possibile contattare la Polizia Postale al numero 114 o visitare il sito web per fare denunce e richieste di supporto.

Richiedere la rimozione delle immagini dalle piattaforme digitali

Le vittime di revenge porn possono richiedere la rimozione delle immagini ai siti web o ai social network su cui sono state condivise. Molte piattaforme hanno procedure specifiche per la rimozione di contenuti illegali o dannosi. E’ diritto delle persone ritratte nelle immagini e nei video chiedere ed ottenere l’immediata rimozione dei contenuti diffusi senza consenso. In caso contrario i siti web potrebbero essere chiamati a rispondere del mancato intervento e considerati anch’essi responsabili per i danni patiti dalla vittima. Ad esempio, su Google è possibile compilare un modulo di richiesta di rimozione di contenuti sensibili, mentre su Facebook e Instagram è possibile segnalare il contenuto come inappropriato e richiederne la rimozione. Alcuni link utili per richiedere la rimozione di immagini pubblicate senza consenso sono:

Anche attraverso il sito del Garante della Privacy è possibile denunciare l’accaduto al fine di ottenere la rimozione di immagini e video da eventuali piattaforme su cui sono state pubblicate (è importante sottolineare che la tutela offerta dal Garante non si sostituisce ma si aggiunge a quella offerta dagli organi di polizia).

Supporto alle vittimi di revenge porn

Spesso le vittime di revenge porn possono avere bisogno di supporto emotivo per affrontare la situazione,  a tal fine è possibile rivolgersi a organizzazioni di supporto alle vittime di violenza sessuale o di cyberbullismo per ricevere aiuto e consigli. Ecco alcune risorse utili:

  • Telefono Rosa: è un servizio di ascolto e di sostegno alle donne vittime di violenza. È possibile contattare il Telefono Rosa al numero 1522 o visitare il sito web per ottenere informazioni e supporto.
  • SOS Stalking: è un servizio di supporto alle vittime di stalking e di cyberstalking. È possibile contattare SOS Stalking al numero 800 018 200 o visitare il sito web per ricevere aiuto e consigli.

Conclusioni

Il revenge porn è un fenomeno, purtroppo, sempre più diffuso che configura, allo stesso tempo, sia una forma di violenza sessuale che di cyberbullismo. Le vittime di revenge porn possono seguire alcune precauzioni per proteggere la propria privacy, ma è importante sapere come difendersi in caso di diffusione delle proprie immagini intime senza consenso: in casi del genere è importante documentare quanto accaduto e rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine affinché possano intervenire prontamente non solo punendo l’autore ma anche limitando la diffusione di immagini e video intimi.

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Massimiliano Bossi
Massimiliano Bossi
Stregato dalla rete sin dai tempi delle BBS e dei modem a 2.400 baud, ho avuto la fortuna di poter trasformare la mia passione in un lavoro (nonostante una Laurea in Giurisprudenza). Adoro scrivere codice e mi occupo quotidianamente di comunicazione, design e nuovi media digitali. Orgogliosamente "nerd" sono il fondatore di MRW.it (per il quale ho scritto centinaia di articoli) e di una nota Web-Agency (dove seguo in prima persona progetti digitali per numerosi clienti sia in Italia che all'estero).

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