Uno dei sistemi più utilizzati per valutare l’usabilità di un sito Internet o di una Web application è quello di effettuare i cosiddetti test A/B. Attraverso di essi si sottopongono diverse interfacce alternative ad un campione di utenti con lo scopo di far emergere punti di forza e criticità per poi utilizzare i dati raccolti ai fini dell’ottimizzazione.
I test A/B non consentono però di effettuare delle analisi sufficientemente approfondite. Se da una parte infatti essi permettono di individuare le preferenze degli utenti, dall’altra risulta molto più complicato comprendere perché determinati elementi, procedure o azioni non risultino congeniali al miglioramento della user experience. Microsoft ha quindi deciso di risolvere questo problema con una soluzioni chiamata Clarity.
Clarity, attualmente ancora in fase beta, consente di analizzare l’attività degli utilizzatori scoprendo quali aree di una UI attraggono maggiormente l’attenzione di un utente, quali azioni vengono effettuate più frequentemente e quali invece evitate, quali movimenti del mouse vengono eseguiti per svolgere un’operazione specifica e quali componenti sono coinvolte più spesso da interazioni touch.
Tra gli strumenti messi a disposizione della piattaforma, quella più utile per il lavoro degli sviluppatori è probabilmente Session Replay che, esattamente come suggerisce il suo nome, consente di replicare più volte la medesima sessione di navigazione in modo da isolare tutti quegli elementi che potrebbero suggerire interventi, modifiche e miglioramenti.
L’idea della Casa di Redmond va però oltre l’ottimizzazione dei singoli progetti, per questo motivo Clarity è stato dotato di un’infrastruttura Cloud basata su Azure che si occupa di raccogliere tutti dati generati dall’analisi delle sessioni, tali informazioni sono poi recuperabili tramite un’apposita libreria JavaScript che consente di interfacciarsi al servizio.