Secondo i risultati dell’analisi internazionale svolta dalle Autorità garanti della privacy di 26 Paesi per il progetto "Privacy Sweep 2016", più di trecento dipositivi IoT (Internet of Thinghs) prodotti delle principali aziende del settore avrebbe fatto emergere gravi carenze a livello globale nella tutela della privacy degli utilizzatori.
Analizzando smartwatch, braccialetti intelligenti, contatori elettronici e termostati di ultima generazione, si sarebbe scoperto che quasi il 60% dei device non offrirebbe informazioni adeguate riguardo alle modalità con le quali i dati personali degli interessati vengono raccolti, gestiti e comunicati a società di terze parti.
Il 68% dei dispositivi non fornirebbe poi appropriate informazioni sulle modalità impiegate per la conservazione dei dati, il 72% non spiegherebbe chiaramente agli utenti come cancellare i dati archiviati da un dispositivo, mentre il 38% non garantirebbe semplici modalità di contatto ai clienti che desiderano ricevere chiarimenti relativamente alla tutela della privacy.
Alcuni dispositivi avrebbero presentato ulteriori problemi sulla sicurezza dei dati, come la trasmissione non criptata di informazioni relative alla salute degli utenti al medico curante. Leggermente migliori, ma in ogni caso preoccupanti, i risultati delle analisi svolte dal Garante italiano sul rispetto della privacy di alcune delle più importanti società nazionali del settore della domotica.
In questo caso solo il 10% non fornirebbe alcuna informazione su come i dati personali sono raccolti, utilizzati o comunicati a terzi, ma il 20% non fornirebbe informazioni appropriate sulle modalità di conservazione dei dati, il 30% non garantirebbe semplici modalità di contatto per chiarimenti sul rispetto della privacy e il 90% non spiegherebbe come cancellare i dati dal proprio device.
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