Una recente rilevazione operata da Pearson evidenzierebbe una tendenza della quale l’editoria dovrà tenere conto per il suo futuro: negli Stati Uniti 6 giovani su 10 nati tra la metà degli anni ’90 e il 2010 considererebbero YouTube e i servizi di streaming video in genere degli strumenti di apprendimento più efficaci rispetto ai libri di testo.
Lo studio, intitolato "Beyond Millennials: The Next Generation of Learners", mostrerebbe come questo fenomeno non sarebbe limitato alle fasce d’età più giovani (la cosiddetta "Generazione Z"). Ben il 55% dei "Millennials" (cioè i nati tra i primi anni ’80 e il 2000) sembrerebbe essere dello stesso parere.
I dati raccolti potrebbero risultare interessanti anche per la pianificazione di strategie pubblicitarie targettizzate in base all’età dei destinatari. Risulterebbe infatti sempre più evidente un allontanamento dei più giovani da Facebook (63% della Generazione Z contro l’83% dei Millennials) e un contestuale avvicinamento ad Instagram (70% dei primi contro il 45% dei secondi).
In un certo qual modo stupisce poi il fatto che Twitter venga frequentato più dai giovanissimi che dagli adulti, con un’utenza raccolta nel 43% dei casi tra gli appartenenti alla Generazione Z e soltanto nel 34% tra i Millennials. Un dato curioso se si considera che la creatura di Jack Dorsey soffre da anni di una stagnazione dell’utenza, almeno in termini numerici.
Social network e video streaming starebbero avendo un ruolo sempre più centrale nell’informazione e nella formazione degli utenti in età scolare e non solo, per contro la scuola starebbe faticando ad introdurre uno strumento ormai disponibile da decenni come l’e-book. Il ritardo nella digitalizzazione della didattica (che non riguarda soltanto il nostro Paese), potrebbe presto produrre effetti inattesi.