A 13 anni di distanza dal loro lancio, le regole per la registrazione dei nomi a dominio .eu devono fare i conti con un mercato oggi estremamente diversificato. Diviene quindi necessario mitigare quell’esclusività che in origine era stata introdotta per sottolineare il carattere identitario di questa estensione geografica dal forte contenuto politico.
Da quel 7 aprile 2006 (preceduto da un Sunrise Period di 12 mesi dedicato ai marchi registrati) molte cose sono cambiate: il mercato dei suffissi per i nomi a dominio è ormai totalmente liberalizzato, l’Unione Europea assiste alla lent(issim)a ma inesorabile Brexit di Londra e il mondo fronteggia contemporaneamente globalizzazione e nazionalismi.
Permettere la registrazione dei domini .eu ai soli residenti degli stati membri dell’Unione è diventato un vero e proprio limite, per questo motivo si è deciso di estendere questo privilegio anche a tutti i cittadini europei che vivono all’estero. Parliamo nel complesso di ben 12 milioni di persone emigrate soprattutto negli Stati Uniti, in Canada e in Australia.
Le nuove policy sono in vigore a partire dal 19 ottobre 2019, esse coinvolgono anche i nomi a dominio .eu registrati dai cittadini della Gran Bretagna. A proposito di questi ultimi si temeva infatti che una volta perfezionata la Brexit migliaia di titolari avrebbero perso il diritto di rinnovare i propri nomi a dominio per mancanza dei requisiti necessari.
L’iniziativa dell’EURid, l’organizzazione no-profit nominata dalla Commissione Europea quale registro dei nomi a dominio che gestisce le estensioni .eu, introduce inoltre due nuove formati per tali suffissi che potranno essere registrati anche in alfabeto cirillico e greco, la prima modalità è già disponibile, la seconda lo sarà dal 14 novembre del 2019.