Tra la fine del 2009 e gli ultimi mesi dell’anno passato il Web cinese avrebbe visto "morire" ben 1,3 milioni di siti Internet; questo secondo i dati che sono stati messi a disposizione dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali che, essendo una controllata del regime di Pechino, potrebbe aver fornito numeri meno elevati rispetto a quelli reali.
Nel complesso la quantità totale di pagine Web prodotte in Cina sarebbe comunque cresciuta, l’Accademia ha sottolineato che ad essere cancellati sarebbero stati in particolare siti Internet dedicati alla pornografia, al gioco d’azzardo e ad altre "minacce" per l’integrità nazionale.
Con 60 miliardi di pagine Web on line nel solo 2010, dato che sarà sicuramente cresciuto non poco nel corso del 2011, la Rete dello sterminato paese asiatico mostrerebbe comunque segni di buona salute o, se non altro, di attività febbrile; il numero degli internauti cinesi crescerebbe poi mensilmente di milioni di unità.
Al mercato cinese guardano grandi realtà del Web come per esempio i social network più diffusi, ma il regime di Pechino, ponendosi praticamente come "filtro" su tutto ciò che circola in Rete, rappresenta comunque ancora oggi un ostacolo alla loro penetrazione in Cina.