Alcune settimane fa gli ambienti finanziari era stati scossi dalla notizia che Ant Group, la controllata del gruppo cinese Alibaba che si occupa delle soluzioni per la Fintech, avrebbe dovuto lanciare l’IPO (Initial Public Offering) più imponente di sempre, offrendo i propri titoli azionari simultaneamente sia presso la borsa di Hong Kong che in quella di Shanghai.
In previsione vi era infatti un’offerta pubblica pari a ben 34.5 miliardi di dollari, superiore persino al collocamento in Borsa che nel novembre 2019 vide Aramco, la compagnia nazionale di idrocarburi dell’Arabia Saudita, protagonista di una quotazione pari a circa 29 miliardi di dollari pur proponendo sul mercato appena l’1.5% della sua quotazione.
La commissione di controllo cinese blocca l’operazione finanziaria
A bloccare le ambizioni dei responsabili di Ant Group sarebbe stata però l’SSE (Shanghai Stock Exchange), cioè la commissione di controllo e gestione del mercato finanziario cinese, secondo cui il gruppo dovrebbe condizionare l’IPO ad un maggior controllo da parte dei regolatori, soprattutto per quanto riguarda le attività relative ai prestiti online.
In un certo senso l’iniziativa dell’SSE era, se non proprio attesa, prevedibile. Lo stesso Jack Ma, fondatore di Alibaba, era intervenuto recentemente in modo molto critico contro le pressioni da parte delle Authority, a suo parere infatti un eccessivo controllo degli organi di gestione rappresenterebbe un vero e proprio ostacolo per l’innovazione.
Per capire la posizione di Ma riguardo al blocco dell’IPO, basterebbe citare alcune sue dichiarazioni con le quali l’imprenditore avrebbe definito il sistema finanziario attuale ancora legato a dinamiche che potevano essere accettabili per la regolazione dei "banchi dei pegni". A suo parere, ancora in troppi vorrebbero gestire un ecosistema proiettato verso il futuro con metodi del passato.